Lacrime e sangue. Lo definisco così…
Romanzo dell’89 che ho letto tutto d’un fiato, stanotte. Eros e Thanatos si contendono le pagine del libro. Storia di un amore troppo potente per essere vissuto e dimenticato, quello di Leo affermato scrittore che transita attraversa un’Europa di contraddizioni e di autolesionismo fino al giro di boa dei fatidici 30 anni, e Thomas, giovane musicista spiantato di belle speranze. Ma anche troppo finito e caduco per incasellarsi del tutto nella spasmodica ricerca di sé di Leo, vero protagonista e alter-ego dell’autore. In un continuo rimbalzare di flash-back, come palline di un flipper impazzito, le schegge del loro amore lontano nello spazio e nel tempo, e della vita di Leo tra feste a Parigi, appartamenti bohemien a Londra, la nebbiosa bassa padana, la vera Milano da bere, una Monaco solitaria e marziale, una Firenze scintillante e gaudente ricompongono un puzzle di immagini ed esperienze, di vita vissuta, di realtà, spinte propulsive verso un indecifrabile avvenire e battute d’arresto quietamente autodistruttive. In questo romanzo, iperrealistico affresco dell’insoddisfazione umana, come in un caleidoscopico gioco di specchi, convivono il bisogno d’amore e la paura di non meritarlo, il bisogno di riscatto e il perenne senso di colpa, l’anelito di vita e un pervasivo senso di morte, la solitudine e la nostalgia. Meschinità e grandezze di ogni nostra esistenza, (im)perfetta nella sua ricerca della felicità, perennemente votata allo scacco o forse a un’imprevedibile catarsi.
Consiglio:
Gustare sorseggiando un buon Dolcetto d’Alba e magari accompagnare il tutto con cioccolato gianduia