Le affinità elettive @ Teatro Libero

Ha (ri)debuttato ieri al Teatro Libero Le affinità elettive del Circolo Bergman, sul testo di Sarah Charcos (che ha curato anche le luci) e per la regia di Paolo Giorgio, che già aveva riscosso un certo successo durante la scorsa stagione.

Ispirato al celeberrimo romanzo di Goethe, Le affinità sono la storia di amore e morte di una coppia (in)felicemente sposata, Edoardo e Carlotta, che conduce una vita tranquilla e borghese in una villa di campagna. Una tranquillità naif destinata a saltare quando la coppia si trasforma in un menage-à-quatre per l’arrivo alla magione del Capitano, migliore amico di lui, pacato architetto incaricato di seguire i lavori di ristrutturazione della casa, e di Ottilia, timida nipote collegiale di lei.

affinità elettive-locandineL’equilibrio apparentemente inossidabile dei coniugi, il cui rapporto si basa su complicità e integrità morale, si spezza quando i due elementi di disturbo arrivano a complicare le cose, il destino rimescola le carte e finisce con il condire il tutto con la componente inattesa, ma dirompente della passione.

Proprio come nel romanzo, anche nella versione teatrale del Circolo Bergman l’analisi delle relazioni che legano i quattro protagonisti è condotta con l’occhio clinico di un’esperimento scientifico, e così il palco diventa un tavolo di laboratorio dove le forze contrapposte dei moti del cuore e di quelli della ragione legano e allontanano le due coppie come fossero altrettanti elementi chimici.

Così se da un lato Carlotta e il Capitano si ritrovano loro malgrado attratti in un amore inconfessabile che dovrà fare i conti con il loro incrollabile raziocinio e senso del dovere, dall’altro le forze centrifughe che agitano il più passionale Edoardo lo porteranno a essere disposto a mettere in discussione il suo matrimonio pur di coronare il suo sogno d’amore con Ottilia.

Legami chimici che si creano e si distruggono, elementi che si fagocitano e si riproducono sotto forma di sostanze nuove tra frizzi e lazzi da sit-com nella prima parte dello spettacolo, fino al tragico finale di goethiana memoria (che in questa versione tende talvolta a scadere nel melò).

Qualche sbavatura nell’interpretazione e un ritmo non sempre serrato si scusano per la brillantezza generale degli attori (soprattutto Edoardo e Carlotta), che si muovono con disinvoltura su un testo dinamico, spiritoso ma non banale, che è riuscito nel difficile intento di attualizzare un’opera complessa e sicuramente figlia del suo tempo come Le affinità elettive senza perderne l’intensità. Forse perchè, anche se sradicato dalla Germania guglielmina e portato ai giorni nostri, ci parla di emozioni, incomunicabilità dei sentimenti, dissidi interiori, ineluttabilità del destino… Insomma di una spasmodica ricerca della felicità che ci appartiene in quanto esseri umani governati dalle leggi dell’attrazione, in ogni luogo e in ogni tempo.

 

Credits:

http://www.teatrolibero.it/events/2014-2015/le-affinita-elettive